Vi siete mai interrogati sul vostro percorso di nascita?

Ovviamente se siete genitori vi verrà spontaneo pensare automaticamente alla nascita dei vostri figli, è comprensibile, ma ora, proprio ora, mentre leggete, fermatevi un attimo e cercate di cogliere l’occasione per spostare completamente l’attenzione sulla vostra nascita.

– in quali circostanze esteriori ed interiori, con quali sentimenti siete stati concepiti? Com’è cominciata la vostra storia qui?

– e come è proseguita la vostra gravidanza? Vostra madre con che sentimenti vi ha portato in grembo? Cosa respiravate dall’interno?

– com’è stato poi il rapporto con i vostri genitori e com’è ora quello con il partner e i suoi genitori ,  fino ad arrivare a chiedervi:

Ci sono parallelismi con quella di vostro figlio?

L’influenza del grembo materno, si estende fino alla generazione dei nipoti.
I bambini, dunque, sono la somma dei compiti esistenziali che hanno ereditato e che si riflettono sia nel patrimonio genetico sia nei primissimi imprinting, cioè nelle primissime esperienze a contatto con la nuova vita.
Ciò che il bambino percepisce come prima cosa, subito dopo la nascita, riveste un enorme importanza: lasciamo al neonato il tempo di fondersi nello sguardo dei genitori,  invece della figura sconosciuta di un’ostetrica o di un ginecologo!
Lasciamolo respirare con il suo cordone, attaccato alla placenta, l’altra parte di sé che lo ha accompagnato nel viaggio tra due mondi.

Le dinamiche di nascita hanno un impatto su ciascuno di noi.

Si parte dal presupposto che tutto è già nell’inizio e che il modello di ogni vita è già delineato al suo principio.

È importante quindi comprendere come  una nascita avvenuta con qualche intervento medico, possa lasciare sull’essere umano che sta nascendo una profonda impronta, condizionando notevolmente la nostra vita e la percezione che abbiamo di noi stessi, fino a gravare persino sul nostro stato di salute.

Perché allora non credere che i disturbi e le malattie dei bambini possano anche avere una chiave di lettura?

Se riuscissimo a guardare da un altra prospettiva ciò che il bambino lamenta, anziché soffermarci su semplici affermazioni del tipo:

“È andato all’asilo tre giorni e si è già ammalato” “ picchia i bambini a scuola” “ a scuola lamentano che non sanno più come tenerlo” “ ha un sonno interrotto “ “ è iperattivo”…

Certo, genitori sotto pressione, a causa della malattia del loro bambino, o del suo comportamento ingestibile, ricorreranno immediatamente  ai consigli pratici del loro medico, ma sarebbe importante anche  tenere conto di altri fattori, a partire dal suo modo di essere arrivato alla vita, alla relazione dei genitori rispetto al loro ruolo, e alla loro stessa  relazione, con l’essere stati piccoli.

Tutti gli aspetti non vanno concepiti in alternativa ma al contrario, visti da una visione d’insieme.

Le medicine, i rimedi, le terapie eliminano la causa ultima della malattia (infiammazione, spasmi, febbre, catarro, etc…).

Tuttavia  portano a una vera guarigione solo se si guarda a tutto.

Se ciò non avviene, si va incontro a ricadute, la malattia tende a cronicizzarsi, oppure compare un disturbo apparentemente diverso, ma che è l’effetto di uno spostamento del problema su di un altro bersaglio.

I bambini sono  LO SPECCHIO dei genitori e della loro situazione familiare.

Sebbene non sia sempre semplice da accettare, ciò non dovrebbe essere vissuto come una colpa bensì esclusivamente come una chiave di lettura, che permette all’intero sistema in cui i bambini vivono di orientarsi in un modo nuovo nella relazione.

Si tratta di trovare le risposte corrispondenti alle sfide che, di volta in volta, la vita ci pone.

Forse i genitori non riusciranno a trovare sempre tutte le risposte, ma a nostro parere è già davvero molto lasciare questo spazio di ascolto nuovo che lascia la possibilità che qualcosa di più profondo e molto vero, possa emergere.

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